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Perseverance Copertina

Perseverance ed Apple: nello spazio rivive Steve Jobs

È risaputo, la tecnologia contenuta oggi negli smartphone è più potente di quella che, nel 1969, portò i primi uomini sulla Luna. Eppure, alla Nasa ed al suo Perseverance non è necessaria, nemmeno per arrivare su Marte…

Chip di 23 anni in viaggio su Marte!

Vi ricordate il vecchio iMac G3? Per intenderci era il modello coloratissimo firmato da Steve Jobs nel 1998, che oggi sta facendo un viaggio speciale! Il chip del Mars 2020 è infatti basato sull’originale dell’iMac, modificato per resistere alle assurde temperature di Marte, ovvero da -55° fino a 125°. Secondo il sito web New Scientist (che per primo ha riportato questa notizia) questo cambiamento nella produzione ha portato ad un notevole aumento di costi, che così hanno raggiunto i 200.000 dollari. Meno male che non vengono più usati per i PC!

Perseverance IMacG3

Ciò che è interessante, è come la Nasa riesca ad ottimizzare al meglio ciò che per un uso quotidiano ormai è praticamente inutilizzabile. L’iMac G3 oggi per una famiglia risulterebbe inutile, semplicemente un pezzo da collezione. Al contrario, alla Nasa, sono riusciti a sfruttare le capacità di calcolo di quel vecchio chip per arrivare su Marte. È proprio vero che non ci accontentiamo mai! A parte gli scherzi… ciò che serve alla Nasa per il suo Perseverance non è l’ultimo ritrovato della tecnologia, o quello più veloce nei calcoli, bensì quello più resistente e duraturo. Purtroppo, oggi, la tecnologia è molto potente, ma allo stesso tempo è anche molto fragile e fare delle riparazioni su Marte non è così semplice. Ecco quindi che la tecnologia più “vecchiotta” viene in soccorso. Il chip dell’iMac G3, nel 1998, era un vero e proprio salto di qualità in confronto alla concorrenza, per rimanere in tema “era avanti anni luce“, e soprattutto era basato su una tecnologia proprietaria, creata da Apple prima dell’avvento di Intel. Per capirci, era a tutti gli effetti l’antenato del nuovo chip M1.

Perseverance Mars2020

Tutto ciò ha permesso a questo vecchio chip di essere facilmente adattabile alle necessità della Nasa, che non è nuova a questo tipo di manovre. Infatti, nel 2006, fu il chip su cui si basava la prima PlayStation a venir utilizzato per il New Horizon, la sonda che ci ha permesso di vedere più da vicino il piccolo Plutone. Insomma, non è così sbagliato dire che alla Nasa sono tutti dei Nerd!

Perseverance: nello spazio nessuno è vecchio!

Non so se Steve Jobs avesse mai immaginato un futuro del genere per i suoi chip ed i suoi Mac. Sicuramente è una cosa particolare e di cui andrebbe fiero! E tutto ciò dimostra come la tecnologia non sia mai veramente vecchia, anche se a noi lo sembra. Una seconda vita c’è per tutto!

AppleSilicon Copertina

Processori M1: la nuova tecnologia Apple Silicon

La Apple ha preso una decisione folle, che ha scombussolato gli equilibri in ufficio: cambiare i processori. Per me che mi occupo dei blog e dei social, ciò che è dentro i pc è puro mistero, ma non per il mio “amato” collega. Se vi dico che è circa un mese che non parla di altro, mi credete? Quindi, ormai si può dire che conosco l’Apple Silicon come i blog dei nostri clienti!

Un cambio epocale: da Intel ad Apple M1

È risaputo, la Apple ogni tanto fa cambiamenti epocali, un po’ come è stato con l’iPhone. Ricordo quando venne presentato da Steve Jobs, le altre aziende lo deridevano, dicendo che i tasti erano fondamentali in un cellulare. Ed oggi? Chi li chiama più cellulari?!?

E quindi eccoci qui, la Apple ha deciso di chiudere la sua partnership durata anni con Intel per iniziare a prodursi da sé i processori. Partiamo dalle basi. Cosa è un processore? Ve lo spiegherò nel modo più semplice possibile: è un cuore. Senza il processore, il computer non funziona. Un po’ come noi senza cuore. Se muore quello, muore tutto. Quindi possiamo dire che è il componente più importante all’interno di un pc? In un certo senso sì.

In questo caso specifico, l’Apple Silicon non è solamente un processore, poiché include al suo interno la CPU, la GPU e la RAM. In parole povere, il cuore (CPU o processore), gli occhi (GPU o scheda grafica) e le gambe (RAM). I punti focali, sono tutti qui. Ma per rendere tutto ciò più semplice, parleremo della M1 come se fosse un processore.

AppleSilicon NuovoprocessoreApple

Possiamo dire che la Apple non fosse del tutto soddisfatta dai cuori dei suoi prodotti. Così, qualche mese fa, si è iniziato a vociferare riguardo ad un nuovo processore firmato dall’azienda di Cupertino. Ed effettivamente ciò è veramente accaduto. In questi giorni, infatti, stanno iniziando ad arrivare nelle case i primi Mac con questo nuovo processore. Alcuni di essi sono anche inaspettati. Gli analisti, infatti, erano convinti che per cambiare i cuori dei suoi computer, la Apple ci avrebbe messo anni. Invece in pochi mesi eccoci qui.

Apple Silicon e Rosetta 2

Ma questo cosa vuol dire? Cambiare un cuore vuol dire cambiare tutto, o per lo meno vuol dire che è necessario fare in modo che tutti funzioni come prima, anzi, meglio di prima. Altrimenti perché cambiare?

La Apple ha così chiesto agli sviluppatori delle applicazioni più importanti di adattare le loro app a questi nuovi processori, chiamati M1 della famiglia Apple Silicon. Tuttavia, non è così semplice, ecco perché viene in nostro aiuto l’applicazione Rosetta 2. Avete presente la Stele di Rosetta? Nell’Antico Egitto permetteva di tradurre dai geroglifici, al demotico ed infine all’antico greco. La stessa cosa la fa questa applicazione. L’applicazione Rosetta permette di eseguire il codice delle applicazioni tradizionali (basate su architettura x86) in modo che si adattino al nuovo processore.
In questo modo Apple ha trovato il modo di rendere quasi indolore la transizione epocale ai nuovi Sistemi Integrati Apple M1 permettendo così a chiunque di continuare a beneficiare di quelle app che ancora non hanno ricevuto opportuni aggiornamenti di compatibilità.

In ogni caso, le applicazioni verranno comunque aggiornate nel tempo, in modo che, poco alla volta, Rosetta diventi inutile, così da permettere al nuovo processore Apple M1 di lavorare a pieno regime.

AppleSilicon ProcessoreM1

Risultati sorprendenti per una tecnologia appena nata

Ma quindi, questi nuovi processori, sono veramente migliori dei vecchi? Sicuramente servirà toccare con mano i nuovi prodotti, ma per fortuna esistono test “universali” in grado di dirci se è così o no. Questi test, chiamati Benchmark, sono in grado di estrapolare un numero che rappresenta la potenza di un determinato dispositivo.

I punteggi del nuovo processore Apple M1 sono equiparabili, se non superiori in alcuni casi, ai migliori processori di AMD ed Intel, principali concorrenti. Ma perché questo? Per un motivo che è semplice ed anche banale. La Apple sta puntando a produrre i suoi device dalla A alla Z. Questo le permette di creare un discorso unico, adattando ogni componente agli altri, così che lavorino al meglio delle loro possibilità quando sono tutti insieme.

Quindi ecco che, anche se questi processori sono “appena nati”, possono vantare i risultati dei loro avversari “più anziani”. Tuttavia, sarà necessario metterci mano per capire veramente come funzionano le cose. Ma per ora sembra scorrere tutto liscio come l’olio!

AppleSilicon-TimCook

Apple Silicon: il processore M1 è promosso!

Staremo a vedere con le prime prove sul campo, intanto noi di Web Genius siamo entusiasti di questa tecnologia e non vediamo l’ora di poterla toccare con mano nonappena ci arriverà il nuovo fiammante Mac Mini con Apple M1. Lo metteremo subito alla prova per vedere come se la cava veramente!

Intanto speriamo di essere riusciti a rendere semplice un argomento che decisamente non lo è. Rimaniamo come sempre disponibili per dettagli in più e per eventuali consulenze tecniche rivolte all’acquisto di un nuovo dispositivo Apple, di qualunque genere!

Ecosia: raggiunti i 100 milioni di alberi!

Il sogno di Ecosia si sta finalmente avverando. Ve ne avevamo già parlato in un articolo qualche tempo fa, in occasione dei suoi 10 anni. Oggi, Ecosia ed i suoi utenti sono riusciti nell’impresa delle imprese: piantare 100 milioni di alberi!

La biodiversità al centro del progetto

Ecosia nasce con l’obiettivo di sostenere la natura che ci circonda e di permetterle di crescere rigogliosa. Ecosia nel tempo si è presa carico di diversi progetti, sostenendo le associazioni che ogni giorno si occupano della biodiversità e del sostegno della natura.

Tutti i profitti che Ecosia ricava dalla pubblicità e dalle sponsorizzazioni sul proprio motore di ricerca vengono donati per poter essere utilizzati dalle associazioni naturalistiche per piantare nuovi alberi. Ma perché? Cosa vogliono dire 100 milioni di nuovi alberi?

Come prima cosa, 100 milioni di alberi vogliono dire nuovi habitat per gli animali selvatici. Così come fiumi più sani, una più ampia biodiversità ed un terreno più fertile. E questo per quanto riguarda la natura stessa… ma dai nuovi alberi ne ricaveranno qualcosa di buono anche le popolazioni dei luoghi dove sono stati piantati gli alberi. Non sono stati infatti piantati alberi “inutili”, ma alberi da frutto, utilissimi per gli animali e per le persone. Questo significa che la popolazione ha a disposizione frutti e noci, così da poterne ricavare, ad esempio, gli olii. Tutto questo porta alla crescita delle fattorie esistenti ed alla nascita di nuove fattorie, che spesso in queste zone rappresentano la principale fonte di cibo e di guadagno.

100 milioni di nuovi alberi non significano solo nuovi posti di lavoro, aria più pulita ed animali selvatici più presenti… ma anche più bambini che possono andare a scuola! E questo porta in automatico ad adulti più responsabili e che conoscono di più il mondo che li circonda.

100 milioni di alberi per cambiare il futuro!

Grazie a 100 milioni di alberi il futuro di tante persone può cambiare in meglio, dando così l’occasione a tante popolazioni diverse di crescere e di sostenersi in autonomia. Ecosia, grazie al suo gesto, è parte attiva del cambiamento nel mondo ed ecco perché noi di Web Genius sosteniamo ogni giorno questo progetto.

Effettuiamo tutte le nostre ricerche in modo sostenibile, per poter fare la nostra piccola parte nel mondo. Allo stesso tempo, il nostro fornitore di server si muove come Ecosia, sostenendo l’ambiente e studiando il più possibile per poter avere sempre un minor impatto negativo sull’ambiente.

Effettuare le proprie ricerche con Ecosia è un piccolo gesto per il nostro pianeta, ma tutti insieme, possiamo cambiare il mondo. Facciamolo! Impegniamoci tutti insieme per domani poter avere un Pianeta più bello!

Vi lasciamo l’articolo completo di Ecosia, dove hanno raccolto e riassunto tutte le attività dell’anno. Un bellissimo 2020!

Ecosia: 10 anni di ricerche e riforestazione

Nato il 7 dicembre 2009, Ecosia è il motore di ricerca che fin da subito ha deciso di fare qualcosa per il mondo che lo circonda. Un progetto di riforestazione al centro dell’idea dei suoi sviluppatori!

Ecosia: nel 2020 un miliardo di nuovi alberi

L’obiettivo principale di Ecosia è quello di sostenere le organizzazioni no profit che si occupano di riforestazione. Dona infatti l’80% dei ricavi dalle pubblicità online. Non solo. Ecosia è riuscita a creare un nuovo modo di avere profitti online. Ha infatti contattato direttamente diversi rivenditori online, con l’obiettivo di promuoverli e di ottenere un ricavo dagli acquisti e dai click effettuati da chi naviga su Ecosia. Sono nati così gli EcoLinks. Quando viene ricercato un prodotto, vengono mostrati principalmente i rivenditori affiliati che, a vendita conclusa, doneranno in automatico fino al 5% del totale di vendita. In questo modo, anche chi ama fare acquisti online può fare la sua parte per creare un mondo migliore!

Ecosia 10 anni fa

Grazie ai ricavi, questo motore di ricerca innovativo riesce a sostenere diversi progetti nel tempo, tutti con lo stesso obiettivo: riforestare i più grandi polmoni verdi del pianeta, per salvarli e per migliorare il nostro futuro.
Vi lasciamo qui sotto l’ultimo report (risalente al Novembre 2019) per scoprire come Ecosia divide i suoi ricavi!

Infografica di Ecosia

10 anni di ricerche Green

Ecosia non solo sostiene diverse organizzazioni per piantare nuovi alberi, ma, allo stesso tempo, si mette in prima persona per salvaguardare il Pianeta Terra. È infatti un motore di ricerca “COneutrale“: neutralizza al 100% tre le emissioni generare da server, da infrastrutture, da uffici e dai dispositivi degli utenti, questo grazie a progetti di compensazione del carbonio attuati dai partner. Grazie a tutto questo, ogni ricerca effettuata tramite Ecosia è un passo avanti verso un futuro più verde!

La scelta migliore per il nostro Pianeta

Ecosia funziona su tutti i dispositivi (computer, tablet e smartphone) e con tutti i browser! Vi basterà raggiungere il loro sito web Ecosia.org per installare il loro motore di ricerca, così da iniziare a dare il vostro contributo alla riforestazione dei polmoni verdi della Terra. Nella home Page del motore di ricerca, inoltre, potrete vedere quanti sono gli alberi piantati fino ad oggi e, nella loro area blog, potrete scoprire come tutto questo stia diventa realtà giorno dopo giorno!

Logo di Ecosia

Noi di Web Genius scegliamo Ecosia ogni giorno per le nostre ricerche… non dimenticatevi di farlo anche voi e cambiate il Pianeta una ricerca alla volta!

DNS CloudFlare 1.1.1.1: in attesa di Warp, il nuovo VPN dedicato

Gli sviluppatori di CloudFlare hanno un obiettivo molto ambizioso: creare un internet migliore. Poco alla volta, e nemmeno troppo lentamente, sembrano essere sulla strada giusta, soprattutto grazie al loro nuovo DNS 1.1.1.1.

Ma cosa è un DNS?

Il DNS è un vero e proprio traduttore, che fa da tramite fra il computer ed il server al quale ci stiamo collegando. Quando vogliamo raggiungere un sito web, digitiamo il nome del dominio (per esempio: example.com), ma il server ha bisogno di un codice IP per poter capire quale sito web vogliamo raggiungere (per esempio: 192.0.2.1). In questo preciso istante entra in gioco il DNS, che traduce il nome del dominio in codice IP. Più veloce è il DNS, più veloce sarà la connessione fra il computer ed il sito web.

Lo stesso accade quando andate in viaggio in un paese straniero e dovete ordinare la colazione. Più veloce è il vostro traduttore e prima riuscirete ad avere i vostri amati cornetto e cappuccino!

Un buon DNS, però, non deve solo essere veloce, ma soprattutto sicuro. Così come i traduttori che prendono parte alle cene di Stato, quelle che si vedono solo nelle serie TV americane dove i protagonisti sono Presidenti, Consiglieri ed Intrighi… veloce e sicuro sono le parole chiave.

Ecco dove entra in gioco CloudFlare. CloudFlare è un’azienda che sviluppa e vende servizi collegati al web, qualsiasi essi siano. Però, non tutto si può vendere. Il loro DNS 1.1.1.1, presentato ormai un anno fa, è stato messo a disposizione di tutti, con l’obiettivo di rendere il web un mondo migliore, più veloce e più sicuro.

Più veloce e più sicuro

Un DNS generico, può non essere sicuro, poiché lascia una piccola possibilità agli ISP (i fornitori di servizi internet) di accedere ad alcuni dati, che possono essere venduti, principalmente ad inserzionisti. Al contrario, il DNS CloudFlare promette di rendere più sicura la comunicazione fra computer e server, eliminando ogni singolo dato dell’utente dopo appena 24 ore.

Questo DNS promette quindi di fare particolare attenzione ai suoi clienti, per creare, veramente, un mondo del web migliore.

Ma come posso utilizzarlo?

Da smartphone e tablet andate sul vostro store (App Store per dispositivi Apple e Google Play per dispositivi Android) e cercate “1.1.1.1” vi apparirà come primo risultato un’app con l’icona ultra colorata:

Installata questa app potrete installare un VPN che avvierà in automatico il DNS CloudFlare nel vostro dispositivo e potrete iniziare a navigare più velocemente e con più sicurezza, sicuri che la vostra privacy sarà sempre garantita!

E su computer? Segui la nostra guida passo a passo per riuscire nella tua nuova missione!

Verrà qualcosa dopo?

Per prima cosa, dovete sapere cosa è un VPN. In questo caso parliamo di una rete privata e locale, che viene però dislocata sul territorio. Serve quindi principalmente a quelle aziende che vogliono avere una rete privata, ma che hanno sedi in diversi luoghi. A cosa serve sui nostri dispositivi? Utilizzare un VPN, ha solitamente come scopo quello di nascondere il luogo da cui si utilizza un determinato dispositivo, così da evitare censure e blocchi regionali. Per esempio è utilizzato molto durante i rilasci dei videogiochi per smartphone, che spesso vengono rilasciati a scaglioni, per evitare che ci sia un sovraccarico dei server. Utilizzando un VPN si può accedere anche se si è in uno Stato momentaneamente escluso.

Allo stesso tempo, però, la presenza di un VPN può peggiorare l’esperienza con il web, poiché internet, come lo conosciamo ora, è ancora basato sull’idea che tutte le reti siano cablate e non mobili. CloudFlare vuole ottenere l’esatto opposto. Annunciato il 1° aprile (e no, non è uno scherzo) Warp si promette come il VPN migliore sul mercato, grazie a diversi vantaggi:

  • Connessione più veloce;
  • Perdite di connessione risolte più rapidamente;
  • Nessun dato verrà mai letto dall’azienda CloudFlare;
  • Rispetto della crittografia end-to-end;
  • Minimizzazione del consumo della batteria;
  • È basato sul protocollo VPN di ultima generazione: il WireGuard.

Questo nuovo VPN verrà integrato nelle app tramite un aggiornamento, permettendo l’introduzione di una connessione più veloce e più sicura in un attimo, senza il bisogno di essere informatici. Cosa desiderate di più?

Un duo perfetto per migliorare l’esperienza online!

Il DSN CloudFlare 1.1.1.1 ed il futuro VPN Warp si promettono come il duo migliore per navigare online, velocemente ed in totale sicurezza, senza il rischio di lasciare tracce nel web che potrebbero essere utilizzare “contro di noi”. Se volete qualcosa in più da ciò che già avete, questi potrebbero essere gli strumenti giusti!

#10yearschallenge: la fotografia e gli smartphone

Fino a qualche tempo fa, prima degli smartphone, non bastava uno strumento in tasca per viaggiare. Ci voleva il cellulare per sentire amici e parenti, il lettore mp3 per ascoltare la musica, una torcia per fare luce, una console portatile per giocare ed una reflex per incidere nel tempo i ricordi. Ma come è cambiato il nostro modo di scattare fotografie? E soprattutto, siamo sicuri che sia stato un salto di qualità?

Una battaglia “all’ultimo pixel”

Le reflex permettono, sicuramente, di scattare foto migliori, ma è una guerra aperta, dove software ed hardware sono fondamentali per decretare il vincitore.

Le reflex possono contare su un supporto dato dagli accessori che, se utilizzati nel modo giusto, possono permettere di scattare foto uniche ed in grado di rimanere impresse nella mente di chi le vede. È quindi fondamentale studiare la reflex scelta, per comprendere come reagisce alla luce, per capire quale obiettivo è migliore di un altro in un determinato momento. Non è quindi una cosa immediata, ma ci vogliono molta pazienza e molto tempo per poter portare a casa un ottimo risultato. Ed in ogni caso, difficilmente non sarà necessario un lavoro post scatto, determinante e fondamentale per sistemare ogni singolo particolare della fotografia.

Al contrario, lo smartphone è a portata di tutti e, soprattutto, permette di scattare fotografie anche senza una grande esperienza pregressa. Grazie ai calcoli del software, le fotocamere degli smartphone sono in grado di adattarsi all’ambiente circostante permettendo di scattare fotografie quasi in ogni situazione. Grazie alle funzioni come l’HDR è possibile scattare fotografie in moltissime situazioni diverse, sarà infatti il software a calcolare come deve comportarsi la fotocamera in base alla luce, così da scattare la migliore fotografia possibile. Non serve quindi essere grandi esperti di fotografia, ma basta scegliere il giusto dispositivo per poter scattare foto uniche ed indimenticabili!

Alla ricerca della luce perfetta

È comunque fondamentale, con entrambi i device, andare alla ricerca della luce migliore, che permetterà così di scattare una foto quasi perfetta. Saranno la mano del fotografo e la messa a fuoco a fare il resto! Se le reflex richiedono però un lungo lavoro “prima e dopo lo scatto”, gli smartphone possono invece essere utilizzati con semplicità, grazie anche agli schermi sempre migliori, che permettono di vedere un’anteprima in tempo reale della fotografia che, dopo lo scatto, sarà esattamente come l’avevamo vista! Grazie a questa possibilità, è diventato semplice per tutti scattare fotografie uniche e di grande effetto! Anche se lo smartphone è così semplice, è comunque consigliabile fare più scatti e diverse prove, così da essere sicuri di ottenere lo scatto perfetto.

Le fotocamere degli smartphone possono sembrare “meno potenti” per via della presenza di meno megapixel in confronto alle reflex, ma non è così. Grazie ai software ed agli hardware sempre migliori, le fotocamere degli smartphone sono in grado di scattare foto memorabili, che nulla hanno da invidiare alle fotografie scattate dalle migliori reflex. Ma, la guerra è ancora aperta, e lo sarà per molto tempo, soprattutto dato l’arrivo di un terzo incomodo…

Mirrorless: un nuovo modo di vedere la fotografia

Nate nei primi anni 2000, le mirrorless sono state per anni criticate dalla comunità dei fotografi. Troppo piccole, lenti che senza l’aggiunta di obiettivi (ovviamente molto ingombranti) non soddisfacevano le aspettative e, soprattutto, non sembravano professionali come le reflex. Allo stesso tempo, però, risolvevano i problemi principali delle reflex: l’essere scomode ed ingombranti.

Se per anni sono rimaste sugli scaffali, snobbate dai fotografi ed attirando solo l’attenzione di chi “ogni tanto” scatta fotografie, oggi le cose sono cambiate. Le mirrorless, date le loro dimensioni ridotte, richiedono più attenzione verso l’hardware ed il software. Oggi presentano sensori in formato reflex, schermi touch screen e possono scattare foto e registrare video in condizioni particolarmente ostie. In pochi anni, sono diventate la perfetta via di mezzo fra smartphone e reflex!

La maggior parte di noi scatta fotografie per poi postarle sui Social Network. Come fare se le foto le scattiamo con le Mirrorless? Le più moderne e le più tecnologiche possono collegarsi direttamente allo smartphone tramite Wi-Fi e Bluetooth! Perfetto per chi è un amante dei Social Network. Grazie a queste nuove mirrorless potrete avere i lati migliori di entrambi i mondi: smartphone e reflex!

Ma quindi cosa scegliere?

Grazie alle fotocamere degli smartphone sempre migliori (in alcuni modelli possiamo anche trovare 40 megapixel!), questi stanno diventando re indiscussi della scena fotografica. Le capacità dei megapixel, uniti a software ed hardware stanno rendendo le fotocamere degli smartphone di alta gamma potentissime ed ormai non hanno più nulla da invidiare alle reflex migliori. Certo, mirrorless e reflex rimangono la scelta migliore se si vuole scattare fotografie da stampare a grandi dimensioni, ma se siete dei patiti di Social Network e volete mostrare ai vostri amici le foto delle vostre vacanze, un ottimo smartphone sarà la scelta migliore! Pratico, comodo e con ottime capacità, presenta la ricetta migliore.

Lo smartphone permette di avere sempre pronta una macchina fotografica, che permette a tutti di scattare fotografie, anche di buona qualità, se non ottima con gli smartphone di alta gamma. Forse, in fondo, è vero che gli smartphone possono togliere una fetta di mercato alle mirrorless ed alle reflex!

7 maggio 1998: Benvenuto iMac

Innovativo, unico nel suo genere, dal design moderno e giovanile e semplice. L’iMac come lo conosciamo oggi nasceva 21 anni fa e da allora ha cambiato la storia dei computer.

L’inizio dell’età moderna

Prima del 1998, i computer non erano belli. Non mentiamo a noi stessi, erano semplici e privi di design di alcun genere. Ma, Steve Jobs, sapeva vedere oltre, e soprattutto sapeva di cosa avevano bisogno i suoi clienti ed i suoi dispositivi. Con la sua presentazione dell’iMac, il 7 maggio 1998, era pronto a cambiare le carte in tavola, lasciando senza parole tutti.

L’iMac G3 sembrava un oggetto alieno, con il suo azzurro (poi diventato iconico) e la sua particolarità che di più attirò l’attenzione: tutto era dentro la sua scocca. Monitor, CPU e drive formavano un unico dispositivo. Perfetto per le famiglie e semplice da usare, l’iMac G3 è tutt’oggi un pezzo unico nel suo genere, dal design inimitabile e che continua ad affascinare tutti gli appassionati. Non solo, l’iMac G3 è nel Guinness dei Primati per il manuale d’istruzioni più corto: le uniche istruzioni erano “collegare alla presa elettrica” e “accendere”!

L’iMac G3, però, non era solo design, era anche, e soprattutto, innovazione. Fu il primo computer a dire addio ai floppy disk ed alla porta seriale, per avere solo ed esclusivamente porte USB, che, in breve tempo, si faranno strada fra tutti gli altri stardard di trasferimento dati.

Design e progettazione hanno collaborato in ogni fase del processo produttivo, così da poter rendere l’iMac G3 veramente unico. Fu questo il punto chiave di tutto, grazie a questa collaborazione, l’iMac G3 poté presentarsi come un prodotto “all in one” con, come detto prima, monitor, CPU e drive in un unico device!

La scocca di plastica proposta da Ive e Coster era di una tinta verde-azzurro mare, che sarebbe poi stata chiamata “azzurro bondi” dal nome di una spiaggia australiana con l’acqua di quel colore, ed era semitrasparente, cosa che permetteva di intravedere l’interno della macchina. – Steve Jobs

L’icona Apple compie 21 anni!

Tutti ne siamo rimasti affascinati, ancora oggi, l’iMac G3 rimane un’icona del mondo Apple ed il suo “azzurro bondi” rimarrà nella storia. L’iMac G3 fu venduto a 1.299 dollari, e nelle prime sei settimane ne vennero venduti 278.000 esemplari ed entro l’anno (le vendite iniziarono nell’agosto del 1998) ne vennero venduti 800.000. Ancora oggi, rimane il computer Apple con la più migliore performance di vendita. Insomma, auguri computer da record!

Disney+ è realtà: arriverà in Italia nei primi mesi del 2020!

È stata una grande notte, quella appena passata, per la Walt Disney Company. Finalmente, infatti, il servizio streaming più atteso e su cui più si è vociferato negli ultimi mesi, è stato presentato! Disney+ sarà presto realtà e darà del filo da torcere ai suoi concorrenti.

Dal 12 novembre 2019, Disney+ sarà realtà

Arriverà in Europa ed in Italia nei primi mesi del 2020, ma già dal 12 novembre 2019 il servizio streaming firmato Disney sarà disponibile negli States. Il giorno del suo lancio, Disney+ potrà vantare un catalogo di tutto rispetto, creato da tutti gli Studi che fanno capo alla Disney: Marvel Studios, Lucasfilms, Pixar e National Geographic si incontreranno in un solo luogo. Ma non solo! Con la recente acquisizione della Fox da parte della Disney, il nuovo servizio in streaming conterrà, per cominciare, tutte e trenta le stagioni dei Simpson. Un’ottima tecnica per attirare anche i non fan Disney. Disney+ non sarà quindi pensato solo ed esclusivamente per bambini ed adolescenti, ma soprattutto per adulti che, ogni tanto, hanno piacere a sognare di nuovo. Il catalogo conterrà oltre 7.500 episodi di serie TV diverse, oltre 30 serie TV originali e 500 film (di cui 100 fra i più recenti).

La Disney punta quindi a creare un servizio senza precedenti, ricco di prodotti esclusivi creati appositamente per i fan più accaniti.

Oltre 30 serie TV firmate Disney+

La Walt Disney Company vuole partire con il botto, con un servizio streaming ed un catalogo da far leccare i baffi. Ma quali sono le serie TV coinvolte? Attualmente è ancora tutto “work in progress”, tante sono le serie annunciate e tante quelle ancora senza titolo.

Marvel

La Marvel partità con 7 serie TV che andranno ad ampliare il Marvel Cinematic Universe. Finalmente verrà dato il giusto spazio ai personaggi secondari dei film, ma a cui comunque tutti ci siamo affezionati. Contemporaneamente la Marvel partirà con una serie TV dedicata al dietro le quinte dei suoi Studios.

  • Falcon e il Soldato d’Inverno (rispettivamente interpretati da Sebastian Stan e Anthony Mackie);
  • Hawkeye (Occhio di Falco, con protagonista Jeremy Renner);
  • Loki (il villain più amato del MCU, interpretato come sempre da Tom Hiddleston);
  • WandaVision (dedicata alla coppia nata fra Visione e Wanda, interpretati da Paul Bettany ed Elizabeth Olsen);
  • What If? (una nuova serie animata ispirata ai fumetti della serie omonima, che reinterpreta personaggi e situazione; “E se?”);
  • Marvel’s 616 (docuserie dedicata al dietro le quinte dei Marvel Studios, il titolo è ancora segreto);
  • Marvel’s Hero Project (renderà protagonisti bambini e ragazzi eroi della loro vita quotidiana).

Non si sanno i bugdet veri e propri, ma come per le serie TV della Lucasfilm, di cui vi parleremo fra poco, si parla di circa 10 milioni di dollari ad episodio. Avevate paura di vedere serie TV low budget? Ora non dovreste più averne!

Star Wars

La Lucasfilm non vuole essere da meno e si presenterà all’avvio di Disney+ con tre serie TV originali ed una docuserie.

  • Star Wars: The Clone Wars Stagione 7 (la serie TV animata partita nel 2009);
  • The Mandalorian (con protagonista Pedro Pascal);
  • Cassian Andor (interpretato da Diego Luna ed ambientato prima di Rogue One: A Star Wars Story);
  • Docuserie di Star Wars (ancora senza titolo, ci mostrerà il dietro le quinte dei film di Star Wars).

Pixar

La Pixar punta sui suoi personaggi più amati, quelli che ci hanno accompagnato nella nostra crescita e che ci hanno fatto ridere e commuovere. Come i Marvel Studios e la Lucasfilm, anche la Pixar punta sulle serie TV, sperimentando un nuovo campo, sempre più amato da adolescenti ed adulti.

  • Monster at Work (serie TV dedicata ai personaggi di Monsters & Co.);
  • Forky Ask a Question (serie di corti dedicati ai personaggi di Toy Story 4);
  • Docuserie di Pixar (ancora con titolo in lavorazione, ci mostrerà come nascono i film Pixar).

National Geographic

Insieme alla Marvel, a Star Wars ed alla Pixar, non poteva mancare National Geographic, che permetterà agli appassionati di natura di godere di nuove serie TV dedicate al mondo della fauna e della flora. Con ben 5 serie TV nuove, il canale naturalistico ci donerà momento di pausa e di realtà dai mondi fantastici che ci verranno regalati dagli altri studi.

  • The World According to Jeff Goldblum;
  • The Magic of the Animal Kingdom;
  • Earthkeepers;
  • (Re)Connect;
  • Rogue Trip;
  • Shop Class.

La natura diventerà regina di Disney+, attirando a sè tutti gli amanti del magico mondo degli animali. Non finisce però qui.

Disney

La Disney, quella vera e propria, ha pensato a tutto e non poteva che ritagliarsi un “angolino” di tutto rispetto. Tante sono le serie TV annunciate e di cui si vocifera… Eccone alcune.

  • High School Musical 4 – La serie (è stata un rumor per tanto tempo, ora diventa realtà. Ovviamente con un cast completamente nuovo);
  • Mighty Duck (serie TV comedy);
  • Diary of a Female President (serie TV comedy);
  • Secret Society of Second Born Royals (serie TV fantascientifica);
  • Docuserie di ABC (ancora senza titolo);
  • Ink & Paint (docuserie);
  • Muppets Live Another Day;
  • Book of Enchantment;
  • Docuserie di Disney Imagineering;
  • Be Our Chef (show culinario);
  • Into the Unknown: Making Frozen 2 (docuserie dedicata al dietro le quinte del nuovo film Disney).

 E per gli amanti dei film?

Sono più di 10 i film già annunciati per il nuovo servizio streaming firmato Disney. Tanti i titoli “già visti” e tante le novità; la Disney vuole infatti darsi più spazio per sperimentare e per riportare in vita film e personaggi che oggi sono quasi dimenticati. Alcuni dei titoli trapelati fino ad oggi sono:

  • Lilly e il Vagabondo (live action ispirato al grande classico Disney);
  • 29 Dates;
  • Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi (remake);
  • The Phineas and Ferb Movies (film ispirato all’omonima serie TV);
  • La Spada nella Roccia (live action fantasy);
  • Genitori in Trappola (remake);
  • Stargirl;
  • The Paper Magician;
  • The Grimm Legacy.

Questa è solo un’anteprima di ciò che la Disney proporrà sul suo servizio streaming di nuovo ed unico. Insieme a queste novità potremo vedere su Disney+ tutti i film usciti al cinema nel 2019, nessuno escluso, e soprattutto di tutti gli studi Disney.

Disney+ e l’acquisto della Fox

Con il recente acquisto della 21th Century Fox da parte della Walt Disney Company, quest’ultimo diventa un colosso del mondo cinematografico senza pari. Con la presentazione di Disney+, la Disney sottolinea come questa acquisizione sia stata fondamentale per il nuovo servizio streaming e come la Disney ne voglia subito “approfittare”. National Geographic è uno dei “canali” principali del servizio streaming ed insieme a lui troveremo tutti gli episodi delle trenta stagioni dei Simpson. L’introduzione dei progetti Fox all’interno del servizio streaming sarà graduale, ma sicuramente permetterà alla Disney di vantare un catalogo di tutto rispetto.

Se a tutte le serie TV ed i film di cui abbiamo già parlato, la Disney decidesse di aggiungere il catalogo completo della ABC, creerebbe un servizio streaming quasi impossibile da visionare completamente. Per ora, però, a parte una docuserie dedicata alla ABC, non sembra che la Disney sia intenzionata ad includere tutto il catalogo nel nuovo servizio streaming. Ma hanno annunciato oltre 7500 episodi di serie TV, quindi è più che plausibile che sia incluso qualcosa firmato ABC.

La Disney, con il suo enorme catalogo di film e serie TV, potrà creare un servizio streaming in grado di far tremare anche i colossi di questo settore…

Come reagiranno i servizi streaming già esistenti?

Disney+ sarà disponibile in America a $6,99 al mese o a $69,99 all’anno (con due mesi gratuiti); i primi rumor dicevano che avrebbe avuto un prezzo rivoluzionario. Non è stato così. O almeno non del tutto. Il prezzo annuale è invitante, per chi va avanti a pane e Disney! Ma c’è la vera possibilità che Disney+ dia del filo da torcere ai servizi streaming già esistenti?

La risposta a questa domanda è influenzata da tanti aspetti, non così facili da analizzare, ma ci proveremo.

Contenuti

Disney+ potrà vantare di un ampio catalogo, ricco di generi diversi, in grado di accontentare chiunque. Con il recente acquisto della 21th Century Fox, la Disney potrà puntare non solo ad un pubblico di famiglie e di giovani adulti, ma anche ad un pubblico adulto, che non per forza vuole vedere i grandi classici Disney. Ne è una prova l’inserimento, già al lancio, dell’intera serie dei Simpsons. Ve li sareste mai immaginati in mezzo ai personaggi Disney? Io no, eppure la Disney vuole puntare ad attirare tutti, nessuno escluso.

Dura sarà la guerra fra Netflix e Disney+, dato che il primo è attualmente quello con il catalogo più ricco e più vario in Italia. Non avrà invece problemi a battere i servizi più “piccoli” come Vodafone TV e TIMvision, che tendono ad essere scelti solamente da chi ha uno dei due operatori.

Prezzo

Non abbiamo ancora certezze su quale prezzo avrà in Italia, ma sappiamo che in America il prezzo base sarà di $6,99. Il piano base di Netflix in America oggi costa $8,99; la differenza in realtà è piccola, ma se ragioniamo sull’abbonamento annuale la differenza è sostanziale (Netflix $107,88 e Disney+ $69,99). In Italia la differenza, se la Disney proporrà gli stessi prezzi, sarà di appena 1 euro (il piano base di Netflix attualmente costa €6,99), come sempre la differenza su piano annuale si farà sentire un po’ di più (Netflix €95,88 contro Disney+ €69,99).

Disney+ in Italia potrebbe dare del filo da torcere ad Infinity TV (che attualmente ha lo stesso prezzo di Netflix, €7,99, tranne per gli Infinity Pass, per cui un mese costa €9,99, tre mesi €24,99 ed un anno €79,00) ed a Now TV (che per un piano completo -Cinema, Serie TV ed Intrattenimento- viene a costare €19,99 al mese), mentre difficilmente toccherà Amazon Prime Video, che facendo parte del pacchetto Prime di Amazon rimane il più conveniente (€36,00 l’anno).

Piattaforme

La Disney è ambiziosa, lo è sempre stata e difficilmente negli anni si è lasciata mettere i piedi in testa. Ecco perché è al lavoro per ottenere accordi con tutte le piattaforme tramite le quali è possibile vedere un prodotto su uno schermo. Smart TV, Tablet e Smartphone, Computer (Windows e OS X), console di ultima generazione (PS4, Xbox One e Nintendo Switch) ed ovviamente la Chromecast di Google, la Apple TV ed il sistema Roku. Durante la presentazione sono state solamente mostrate la PS4 e la Roku, ma la Disney si dice fiduciosa.

Se riuscisse ad ottenere un accordo con tutti i produttori di device “collegabili ad uno schermo”, Disney+ si potrebbe espandere a macchia olio, perché non solo ce lo troveremmo fra le app della Smart TV, ma anche sul computer e sulla console portatile. Sarà quindi accessibile a tutti, anche ai meno bravi con la tecnologia: basterà collegarsi ad un link dal computer e la visione sarà libera!

Profili

Qui possiamo sentirci a casa. Come già accade su Netflix, sarà possibile con un solo account creare più profili, dove ognuno potrà scegliere cosa vedere senza andare a “pasticciare” i contenuti altrui. Stessa cosa non viene proposta da Amazon Prime Video, NowTV ed InfinityTV, ed è un particolare che manca e che può fare la differenza.

Visione su più schermi

Non abbiamo ancora notizie ufficiali riguardo alla possibilità di vedere diversi contenuti su più schermi (come avviene invece per InfinityTV, NowTV e Netflix). Difficilmente la Disney si farà sfuggire un particolare come questo, ma chissà come deciderà di strutturare la sua proposta.

Disney+ si promette di essere un nemico agguerrito

Con un catalogo ricco e sempre in aggiornamento, con contenuti originali e non visionabili su altre piattaforme, Disney+ si presenta come un nemico agguerrito per i servizi streaming già esistenti. Alla Walt Disney Company si sono affilati unghie e denti e sono pronti ad attirare a sè clienti da tutto il mondo. Accontenterà i fan della Marvel e di Star Wars proponendo serie TV nuove, perfette per riempire i “buchi” fra un film e l’altro (la Marvel a breve concluderà la sua Infinity Saga -ma sono già pronti film nuovi- mentre per Star Wars è stata annunciata una pausa per i film). Riuscirà nel suo intento di richiamare clienti così come ci è riuscito Netflix quando ha annunciato Star Trek Discovery e l’inserimento dell’intera saga cinematografica e di tutte le serie TV? Da ciò che si può leggere sul web e sui social network, sembra proprio di sì!

#10yearschallenge: SMS vs App di messaggistica

Pensate, il primo SMS risale al 3 dicembre del 1992 e fu inviato dall’ingenere britannico Neil Papworth da un computer ad un cellulare Vodafone. Curiosità: il messaggio diceva “MERRY CHRISTMAS“!

160 caratteri: l’era delle abbreviazioni

Non fu facile scegliere quanto dovessero essere lunghi gli SMS, anche perché era impossibile effettuare ricerche di mercato, dato che essi ancora non esistevano. Venne quindi decisa la lunghezza di 160 caratteri analizzando cartoline e comunicazioni aziendali (che mai erano più lunghe). Ma quei 160 caratteri, sono mai veramente bastati?

Dagli anni ’90 ai primi anni del secondo decennio del 2000, gli SMS sono stati i protagonisti della comunicazione fra cellulari. Con il limite di 160 caratteri, però, ci hanno obbligati a pensare oltre! È proprio questo il periodo nel quale nascono le abbreviazioni. I costi alti ed i pochi caratteri disponibili per comunicare, hanno fatto aguzzare l’ingegno ad adulti ed adolescenti di tutto il mondo! I messaggi hanno quindi iniziato ad assomigliare a dei codici cifrati, spesso quasi incomprensibili per i “comuni mortali” che non avevano sempre a che fare con le abbreviazioni.

Ma questo tempo durerà poco, il 2008 è vicino e con lui il completo ribaltamento delle carte in tavola.

Addio SMS, benvenute app di messaggistica

Come per tante altre cose (vi abbiamo già parlato del Bluetooth e di Adobe Flash Player) l’avvento degli smartphone ha cambiato il corso della storia. Non cambia per gli SMS. È nel 2009, con la nascita della prima app di messaggistica, che gli SMS iniziano a diventare “fuori moda”.

Con l’arrivo di Whatsapp negli store di tutti gli smartphone, cambia il modo di comunicare. Emoji, messaggi senza limiti (del resto basta una connessione ad internet e non c’è limite di caratteri), per poi proseguire verso i messaggi audio, le gif ed ora gli stickers. Dal 2009 in avanti, è tutto cambiato. Non c’è più limite alla fantasia. Con l’avvento di queste app, nel 2011 arriverà iMessage per iOS e nel 2013 Telegram, cambia il nostro modo di vedere la comunicazione, che ora non ha più limiti. Non solo, cambia anche il modo di proporsi delle aziende di comunicazione. Non servono più promozioni ricche di SMS e minuti per le chiamate, servono i GB per i Social Network e per le Chat.

Con il rilascio di queste app di comunicazione, il nostro modo di comunicare cambia radicalmente. Basta un’immagine per esprimere un pensiero (altro che bluetooth, ora possiamo inviare tutto a distanza di chilometri!), una piccola emoji ci salva dal dover scrivere un’intera parola (provate le nuove tastiere, scrivendo “pizza” vi consiglieranno l’emoji corrispondente ?… comodo, no?) e non siamo più obbligati a scrivere in modo quasi incomprensibile (anche se c’è chi non ha ancora abbandonato le abbreviazioni più folli! Ma Tiziano Ferro insegna, anche “xdono” può essere un ottimo titolo… nei primi anni 2000, ma sorvoliamo…).

Domandone, ve lo ricordate Messanger?

Eh si, perché affianco agli SMS, quando ancora gli smartphone non avevano visto la luce, c’era il nostro caro e vecchio amico MSN Messanger. Pochi erano i cellulari a supportarlo, e comunque parliamo dei modelli intorno al 2006-2007, quindi i primi che aprirono la strada verso gli smartphone, eppure, MSN Messanger era un cult degli adolescenti di quel periodo, che tornavano a casa di tutta fretta per poter aprire il loro programma di Chat e poter parlare con amici da tutta Italia, mandando quelle che altro non erano che le prime emoji e le prime gif, che poi diventeranno le protagoniste assolute degli smartphone. Una delle cose più interessanti, che forse non tutti sanno, e che, smanettando un po’, era possibile sostituire una lettera (o una determinata sequenza di lettere) con una di queste emoji (eh si, proprio quello che ora fanno le “nuovissime ed ultramoderne” tastiere!); era quindi possibile scrivere intere conversazioni glitterate ed in movimento. Uno sclero per chi riceveva il messaggio, però non cambiava così tanto dalle abbreviazioni e dalle emoji moderne, no?

Whatsapp, e così Telegram, hanno imparato molto da MSN Messanger. Le foto profilo? C’erano! “Info“? C’era, e potevi scriversi dei poemi, tanto c’era spazio e nella visualizzazione su pc andava a capo (anche sui cellulari che lo supportavano, quindi, su questo, Whastapp è un po’ indietro)! I gruppi? Regnava il caos esattamente come oggi, ma bastava mandare un “trillo” per sistemare tutto. GliStati“? Okay, questi non c’erano, ma in fondo, chi li guarda veramente?

Un cambiamento non così netto

In un certo senso, quindi, tutte quelle novità che ci sembrano stupende e fuori dal mondo, non sono altro che un ripetersi del tempo, un vero e proprio ripescaggio dal passato, che ci insegna come tutto si ripete, nulla si perde e tutto torna! In fondo, tutti, hanno sempre desiderato comunicare liberi e senza limiti, nè di caratteri nè di contenuti. Gli SMS, che oggi vedono un momento di stallo e di quasi inutilizzo, soprattutto dalle nuove generazioni, un tempo potevano regnare indisturbati, se non per quando si era a casa e si poteva usare MSN Messanger (per cui bastava una mail), ora hanno dei nemici giurati, che regnano fuori casa ed in casa. Sarà dura sopravvivere per gli SMS? Fra 10 anni, potremo ancora parlarvi di loro al presente, o saremo costretti a guardarci indietro? Difficile da dire, ma per come le app di messaggistica regnano sovrane, probabilmente l’addio è vicino.

Gestione Social

Buon compleanno World Wide Web

È il 1989, grazie ad un’idea di Tim Berners-Lee ed al sostegno di Robert Cailliau, il mondo del Web come lo conosciamo oggi inizia a prendere vita. Trent’anni dopo, senza quella loro folle idea, oggi il mondo sarebbe diverso!

WWW: dove ipertesto ed internet si incontrano

Tim Berners-Lee (contractor indipendente del CERN- Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) vide la possibilità, anche se lontana e complicata, di unire l’ipertesto ad internet, per poter creare quelli che altro non sono che i siti web. Alla fine del 1990, le strutture per il World Wide Web erano pronte: l’HTTP 0.9, l’HTML, il browser e web editor WorldWideWeb, il server CERN httpd, il web server (https://info.cern.ch) ed il sito web, presentazione del progetto.

Tim Berners-Lee ha quindi trovato il modo di creare tutta la struttura che permette al WWW, come lo conosciamo oggi, di esistere. Il codice HTTP, che permette la comunicazione fra utente e server; il codice HTML che permette la creazione delle pagine web, in ogni singolo particolare; il browser ed il web editor WorldWideWeb, che permette di visitare e creare siti web; il Server, che altro non fa che ospitare il sito web. Tutti questi elementi, messi insieme nel giusto modo, hanno permesso la creazione di un mondo completamente nuovo.

Ancora oggi, il sito web del CERN dedicato al progetto, è visitabile, ed è un salto nel tempo che, per chi è appassionato, è obbligatorio! Insieme a Tim ed a Robert, Nicola Pellow scrisse un browser via testo, così che da qualsiasi computer si potesse visitare il sito. Infatti, questo primo sito web, era visitabile solo ed esclusivamente da computer NeXT (la società fondata da Steve Jobs dopo aver lasciato la Apple, da cui tornerà poco dopo). Il computer su cui era ospitato era quello personale di Berners-Lee, su cui venne appiccicata un’etichetta che diceva “Non spegnete, è un server!“.

Senza questa invenzione, il mondo sarebbe diverso!

Riuscite ad immaginarvi il mondo senza il Web? Difficile, non è vero? In appena trent’anni, il web si è evoluto ed è cresciuto come nulla prima di lui. Visitando il sito web del CERN, si può vedere come i primi siti web fossero poveri e semplici. Eppure, nel mondo, l’invenzione è subito stata riconosciuta e migliaia di curiosi, diventati poi appassionati, hanno cercato di scoprirne tutti i segreti, per poterlo rendere sempre più grande e ricco!

Nel 2017 Tim Berners-Lee vince l’AM Turing Award 2017, quello che da tutti viene riconosciuto come il Premio Nobel per l’Informatica. C’è veramente qualcuno che lo merita di più? Oltre a ciò, Berners-Lee è considerato una delle 100 persone più importanti del secolo scorso, ha vinto il Millennium Prize ed è stato nominato Sir dalla regina Elisabetta.

Oggi, l’inventore del WWW, è a capo del World Wide Web Consortium (W3C) e della World Wide Web Foundation; insieme, queste due organizzazioni promuovono l’uso di internet, con l’obiettivo di renderlo libero ed accessibile a chiunque nel mondo.

Grazie, Tim Berners-Lee!

Noi di Web Genius, è ovvio, forse non saremmo qui a scrivere questo articolo senza l’idea di Tim, è sicuramente non saremmo qui a raccontarvi il bello del Web e di come la tecnologia cambia, e di come ci piace starle accanto, per crescere ogni giorno! Quindi grazie Tim, hai creato un mondo nuovo ed hai permesso al mondo “reale” di crescere e di espandersi sempre di più!